Incontro con Paolo de Chiara
- Logos Stalettì
- 21 mar
- Tempo di lettura: 2 min
A Stalettì il 22 marzo alle ore 17:00 presso la scuola primaria e secondaria di primo grado si terrà l’incontro con Paolo de Chiara, autore del libro “fimmina calabrese”- così Lea Garofalo sfidò la Ndrangheta. L’incontro si inserisce in una più ampia cornice di iniziative promosse dal Comune di Stalettì, volte a diffondere la cultura della legalità. Ora più che mai, coltivare il valore della memoria è fondamentale per non dimenticare chi ha sacrificato la propria vita per contrastare un sistema malato, violento, che fa dell’omertà il suo vessillo. La storia di Lea Garofalo è di quelle che ti entrano dentro e fanno gelare il sangue: Lea nasce il 24 aprile del 1974 a Petilia Policastro, nel crotonese. Suo padre fu assassinato quando lei aveva solo nove mesi, vittima di una faida mafiosa. Cresce in un ambiente dominato dalla criminalità organizzata e viene educata alla legge del silenzio e della vendetta. All’età di 14 anni, si lega sentimentalmente a Carlo Cosco, anch’egli affiliato alla ’ndrangheta. Nel 1991, a 17 anni, dà alla luce la loro figlia, Denise. La famiglia si trasferisce a Milano, dove Carlo era coinvolto nel traffico di droga. Nel 2002, Lea decide di voler cambiare quel destino già scritto e diventa collaboratrice di giustizia, fornendo informazioni sulle attività illecite delle famiglie Garofalo e Cosco. Questa scelta la porta a entrare nel programma di protezione testimoni insieme alla figlia Denise. Nel 2006, la protezione le viene revocata, il suo contributo viene ritenuto non sufficientemente rilevante. Dopo vari ricorsi legali, nel 2007 viene riammessa al programma, ma nell’aprile del 2009 decide di rinunciare volontariamente a ogni tutela. Il 24 novembre 2009, Lea viene adescata a Milano con la scusa di dover discutere del futuro della figlia. In quella occasione, viene rapita e uccisa; il suo corpo venne poi bruciato nel tentativo di eliminarne ogni traccia. Grazie alle indagini e alle testimonianze, i responsabili, tra cui l’ex compagno Carlo Cosco, furono arrestati e condannati all’ergastolo. Oggi il nome di Lea Garofalo è emblema di coraggio e resistenza. Il suo sacrificio ha lasciato un segno indelebile nella lotta alla criminalità organizzata e ha ispirato libri, film e eventi di sensibilizzazione in tutta Italia, campagne che vedono impegnata in prima linea la sorella Marisa Garofalo.
Conservare il ricordo significa non permettere che il suo sacrificio sia stato vano.
Ogni giorno dobbiamo conservare il ricordo di donne come Lea e di tutti coloro che hanno avuto l’audacia di sfidare il sistema mafioso, pagando con la loro vita il prezzo della libertà. Ricordiamo perché non possiamo permettere che l’indifferenza o il silenzio prevalgano. Ricordiamo perché la memoria è la nostra arma per progettare il futuro
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